Monti Lattari: il Parco mai partito compie dieci anni - tratto da Il Gazzettino Vesuviano
2003-2013, da Bassolino a Caldoro, tra sprechi e inefficienza
Monti Lattari: il parco mai partito compie dieci anni
L’Ente possiede un organigramma, ma mancano alcuni organi, ha una
sede ma non ha dipendenti e nel territorio che dovrebbe tutelare gli
abusi sono all’ordine del giorno
13 novembre 2013 - Ferdinando Fontanella
Sulla scorta di queste buone intenzioni
il 13 novembre del 2003 con Decreto dell’allora presidente della Giunta
Regionale della Campania Antonio Bassolino fu istituito il Parco
Regionale dei Monti Lattari. Purtroppo però le buone intenzioni
costituzionali, manipolate poi dalla politica, hanno solo “lastricato la
strada per l’inferno”, senza portare nessun beneficio per la tutela
della natura e la salute dei cittadini. In questi 10 anni, quasi come se
fosse una persona che non ha mai vissuto la propria vita e la cui
esistenza è testimoniata solo dal cibo che ha consumato, il Parco non ha
mai funzionato.
L’Ente possiede un organigramma, ma
mancano alcuni organi, ha una sede ma non ha dipendenti; nel territorio
che dovrebbe tutelare sono all’ordine del giorno fenomeni di abusivismo
edilizio, attività malavitose come la coltivazione di marijuana,
sversamento di rifiuti, bracconaggio, gestione non regolamentata del
patrimonio forestale, incendi, dissesto idrogeologico, abbandono della
rete sentieristica e, cosa ancor più grave, una costante perdita di
biodiversità, identità storica e culturale. Non va meglio neanche nel
mondo virtuale: se digitate sul motore di ricerca Google “Parco
Regionale dei Monti Lattari”, come primo risultato viene fuori un sito
web dedicato alle sale slot.
Capire i motivi di tanta reiterata
inefficienza sembrava un’impresa impossibile, per fortuna tutto è
diventato più chiaro quando l’attuale presidente dell’Ente Parco dei
Monti Lattari Giuseppe Guida ha accettato di rispondere a qualche
domanda dello scrivente.
Proviamo a chiedere al presidente Guida se vuole commentare la vicenda. La sua opinione è molto pragmatica: se la questione è stata sollevata in Regione e nessuno ha ritenuto necessario intervenire, significa che è idoneo a ricoprire l’incarico. Il ragionamento dell’interessato non fa una piega.
Quella del presidente è una figura
importante, ha la legale rappresentanza dell’Ente Parco, ne coordina
l’attività ma, tuttavia, non è l’unica necessaria per il suo corretto
funzionamento. La Legge Regionale 33 del 1993, che regolamenta
l’istituzione di parchi e riserve naturali in Campania, stabilisce che
l’Ente Parco abbia in organico un Direttore, dei dipendenti, una Giunta
esecutiva, un Collegio dei Revisori dei Conti e una Comunità del parco.
Ad oggi mancano il Direttore, i dipendenti, la Giunta esecutiva, e il
Collegio dei revisori è considerato straordinario. Escluso il
Presidente, dunque, esiste solo la Comunità del parco costituita dai
Sindaci dei Comuni del Parco, i Presidenti delle Province e delle
Comunità Montane interessate, dal Presidente della Giunta Regionale. In
pratica, fatta eccezione per le cariche politiche, tutto il resto
semplicemente non c’è.
Come un corpo umano non può funzionare
quando alcuni organi mancano, o sono malati, lo stesso vale anche per
l’Ente Parco. Sfortunatamente – spiega il presidente Guida – in questi
due lustri la Regione Campania non è stata capace di nominare il
Collegio dei Revisori dei Conti, quello in carica è da ritenersi
straordinario perché la legge prevede che la nomina dei 3 membri che lo
compongono sia fatta con decreto del Presidente della Giunta Regionale:
questo non è avvenuto e i conti del Parco sono stati affidati a tre
dipendenti dell’Agenzia delle Entrate.
La mancanza di dipendenti appare ancora
piuttosto misteriosa e sembrerebbe dovuta al poco appeal che l’Ente
Parco esercita tra gli stipendiati della Regione Campania. Il personale
degli Enti Parco – chiarisce Guida – per legge deve essere reperito dal
personale regionale in esubero. In Campania ci sono più di mille
dipendenti in eccedenza ma, ad oggi, nessuno è riuscito a distaccare un
centinaio di persone per far funzionare il Parco.
Più ingarbugliata è la dinamica relativa
all’assenza del Direttore, figura chiave per il funzionamento del
Parco. La legge 33/93 stabiliva che questa figura dovesse essere scelta
sulla base di pubblico concorso per titoli ed esami tra persone in
possesso del diploma di laurea. Tradotto in soldoni significa che per
dirigere un Parco è necessario avere un tecnico qualificato, magari un
laureato in Scienze Naturali, Biologiche, Geologiche, Forestali, ecc…
Questo perché il direttore è il vero cuore del Parco: sovrintende alla
raccolta dei dati scientifici e alla promozione di studi ed iniziative
atte a favorire la conoscenza della struttura; accerta eventuali abusi
edilizi o modificazioni al territorio; vigila sulle attività che si
svolgono all’interno dello stesso Ente ed è obbligato a trasmettere alle
competenti Autorità Giudiziarie denunce sulle violazioni di legge o di
regolamenti interessanti i Parchi di cui egli venga a conoscenza.
Questa modifica della Legge Regionale
sembrerebbe dettata da un principio di risparmio economico: impiegando
un dirigente già in organico la Regione non dovrà sborsare i circa
90mila euro annui di stipendio per un direttore assunto con regolare
concorso. La manovra, a ben riflettere, appare più una furbata politica;
in un sol colpo i partiti si sono appropriati anche della figura più
importante dell’Ente Parco. Il Direttore, da tecnico esperto,
sicuramente qualificato, capace di stabilire una programmazione a lungo
termine, è diventato l’ennesimo nominato per partitocrazia. Le capacità
tecniche, l’efficienza a lungo termine, l’autonomia e la libertà
dirigenziale di questa figura chiave sembrano seriamente compromesse.
Tutto questo nel silenzio assordante della società civile.
Le sorprese relative alle innovazioni
dell’era Caldoro non si limitano al Direttore. Una delle prime cose che
il presidente Guida sottolinea nel corso dell’incontro è che il Parco
recentemente ha anche cambiato nome. Non più “Parco Regionale dei Monti
Lattari” ma un più ridondante “Parco Regionale dei Monti Lattari, dei
sentieri, terra protetta tra Amalfi e Sorrento”. L’operazione dovrebbe
incrementare il potenziale del marchio, perché Amalfi e Sorrento sono
località famosissime e certamente meglio note dei soli Monti Lattari.
Peccato però che il Comune di Sorrento non fa parte del Parco e il suo
titolo sembrerebbe usato impropriamente.
Appare evidente, in conclusione, che la
decennale inefficienza del Parco sia da attribuire alla mala-politica
locale. L’Ente – come ha candidamente ammesso il presidente Guida – non è
mai partito; a noi cittadini perciò non ci resta che augurargli, per i
prossimi 10 anni, perlomeno di iniziare ad esistere.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt
Immagini a corredo: D. Sautto; F. Fontanella; G. Adinolfi.
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